Premessa
Hai capito che utilizzare un linguaggio corretto è fondamentale per rivolgerti alla comunità LGBTQ+, sia che tu sia unə semplice alleatə o, a maggior ragione, un’azienda con una grande audience. In occasioni come il Transgender Day of Visibility (TDoV), il Transgender Day of Remembrance (TDoR), il mese del Pride (o – perché no – qualsiasi altro giorno dell’anno) potresti voler dare visibilità a queste importanti ricorrenze per la comunità trans* e non binaria. Quindi, i dubbi ti assalgono. Come parlare rispettosamente delle persone transgender?
Bene, questo ci fa piacere. Significa che non stai prendendo alla leggera la questione, e fai bene.
In questo articolo ti parleremo di alcune accortezze che puoi adottare per non trasmettere pregiudizio e negatività con il tuo linguaggio, quando parli di persone trans*. A volte le migliori intenzioni non bastano ed è necessario un passo ulteriore: riflettere sulle parole che usiamo.
Prima una precisazione
Come diciamo spesso, ogni persona è, ovviamente, libera di riferirsi a se stessa e definirsi nel modo che preferisce. I consigli che seguono sono tendenzialmente condivisi dalla comunità e possono valere come regole generali. Quando però parliamo di una specifica persona trans o non binaria è importante accertarsi di quali siano le sue specifiche preferenze per quanto riguarda il linguaggio.
6 consigli per parlare di persone transgender
Evita espressioni come «persona nata nel corpo sbagliato».
Le persone trans* e non-binary non sono nate nel corpo sbagliato, perché non esistono corpi sbagliati. Questa espressione è dannosa e alimenta non solo una narrazione negativa, ma anche una narrazione che sottintende che i corpi giusti sono solo quelli delle persone cisgender.
Usa il genere grammaticale riferito all’identità di genere e non al sesso assegnato alla nascita.
Anche in riferimento al passato della persona trans di cui stai parlando. L’atto di utilizzare il genere riferito al sesso assegnato alla nascita, quando diverso dall’identità di genere, è stato italianizzato dall’inglese come “misgenderare” (da misgendering) ed è a tutti gli effetti una micro-aggressione.
Non usare il nome assegnato alla nascita, se non viene più utilizzato dalla persona trans o non-binary di cui stai parlando.
Anche questa è una micro-aggressione e si chiama “deadnaming”. L’inglese in questo caso ci aiuta bene a comprendere che stiamo parlando di un nome… morto. Non utilizzarlo, a meno che non ti venga richiesto esplicitamente da una persona trans* e/o non binaria, in particolari contesti, per evitare situazioni di outing (ovvero far sapere a terzi che la persona di cui stai parlando è transgender, senza il suo consenso).
Quando una persona non è trans, è una persona cisgender.
Vero, questo non è un consiglio su come parlare di persone trans*. Non per allamarti, ma il tuo linguaggio può essere offensivo per le persone trans*, persino senza parlare direttamente di loro. Dunque.
Non usare espressioni come donne biologiche e uomini biologici, donne vere o uomini veri: esiste una parola specifica che designa le persone non trans* e questa parola è cisgender. Peraltro, non c’è nulla che qualifichi un uomo “vero” o una donna “vera”, se non la propria autodeterminazione come donne e uomini, e tantomeno lo fanno le loro caratteristiche fisiologiche.
“Transessualità” è un termine desueto.
È vero che ci sono persone transgender che si definiscono transessuali, quando hanno intrapreso un percorso cosiddetto “medicalizzato” (ovvero un percorso di affermazione di genere che include un trattamento ormonale e/o interventi chirurgici). Ma rimane comunque un’espressione da usare con cautela, considerata da molte persone stigmatizzante e non inclusiva. Questo – ovviamente – a meno che non si tratti di una richiesta della persona interessata. In questo caso sarebbe una scelta frutto della sua insindacabile autodeterminazione. Per tutte le altre persone transgender di cui vuoi parlare, nel dubbio, lascia perdere.
Dimentica il verbo «Diventare».
Le persone trans non diventano uomini o donne. Le persone trans non diventano, sono uomini, donne, non-binary e tutte le altre identità di genere esistenti. Soprattutto se «diventare una donna» o «diventare un uomo» vengono intesi come conseguenza della medicalizzazione o dell’iter legale di rettificazione anagrafica. Non sono gli aspetti biologici, non è il modo in cui si appare, non è il genere scritto sui documenti a rendere una persona uomo, donna, non-binary o genderfluid. L’unica cosa che conta è l’identità di genere, che è indipendente da questi fattori.
L’uso sbagliato del linguaggio è forse la micro-aggressione più frequente a cui sono esposte le persone trans* e non-binary. E il sommarsi di queste micro-aggressioni quotidiane può avere delle conseguenze reali e pesanti. Parlare delle persone transgender in modo corretto e rispettoso è fondamentale.
Se vuoi dare visibilità alle persone trans*, quindi, fallo bene.