Biancamaria Furci

Fat Acceptance e linguaggio: intervista a Biancamaria Furci

Indice

Quando movimenti rivoluzionari come quello della Body Positivity e Fat Acceptance nascono e diffondo un messaggio forte, le critiche sono sempre dietro l’angolo.

Per fare chiarezza sul significato di questi movimenti e dei loro messaggi, e sull’importanza di utilizzare un linguaggio corretto, abbiamo intervistato Biancamaria Furci, caporedattrice di Bossy e attivista.
In fondo all’articolo trovi l’intervista in formato video, per ascoltare le parole di Bianca.

Raccontaci di te

Ciao Bianca, raccontaci un po’ di te: di cosa ti occupi?

Mi chiamo Biancamaria Furci, ho 28 anni e sono caporedattrice di Bossy, un’associazione no profit femminista intersezionale che si occupa di parità nel senso più ampio del termine. Creando e curando contenuti sull’inclusività, mi sono avvicinata ai movimenti Body Positivity e Fat Acceptance, che si prefiggono lo scopo di sconfiggere quella cultura di discriminazioni nei confronti delle persone con corpi non conformi o, nello specifico, nei confronti di persone con corpi grassi.

Questo processo di consapevolezza non sarebbe stato possibile senza aver conosciuto Belle di Faccia, un progetto instagram e associazione che porta avanti questa battaglia in Italia.

In quanto persona con un corpo grasso, io ho da sempre subito lo stigma nei confronti del mio corpo, ho sempre subito la discriminazione sulla base del corpo. Ho sempre vissuto la grassofobia, l’idea che il grasso sia sempre e comunque sbagliato, che le persone con corpi grassi debbano cambiare, che non meritino lo stesso rispetto di tutte le altre.

Per questo motivo, nel mio piccolo e soprattutto sul mio profilo instagram, provo a creare dei contenuti che sensibilizzino su questo tema.

Persone grasse o con corpi grassi?

Parlando di linguaggio base, tu personalmente quale espressione preferisci usare tra “persone con corpi grassi” e “persone grasse”? Perché?

Io credo che “persone con corpi grassi” sia un termine fortemente politico, perché pone l’accento sul corpo, un corpo inteso come corpo sociale, inserito all’interno di un sistema che lo discrimina e lo invisibilizza.
Per questo, quando parliamo di attivismo, quando parliamo di fenomeni sociali o quando parliamo di oppressioni sistemiche, credo che l’utilizzo del termine “persone con corpi grassi” sia più appropriato, proprio per porre enfasi e accento sull’idea del corpo sociale.

Mentre invece quando parliamo normalmente dovremmo iniziare a sdoganare l’utilizzo di “persone grasse”, perché non c’è assolutamente nulla di male a dirlo.

Perché dobbiamo usare la parola grassə

Si tende a considerare la parola grassə, riferita a una persona, come un insulto, preferendo termini come cicciottellə, robustə etc. Perché è invece importante utilizzarla?

L’aggettivo grassə purtroppo porta con sé un carico di stigma, un carico di negatività; è stato usato da sempre a scopo denigratorio; è stato usato per offendere le persone a cui veniva rivolto. Non è un termine neutro, o non lo è ancora. Ma proprio per questo va rivendicato l’utilizzo di questo aggettivo, va rivendicato l’utilizzo di questa parola. Dobbiamo fare di tutto per spogliarla da ogni connotazione negativa, da ogni giudizio implicito, da ogni modo per offendere e sminuire l’altra persona.

Dichiarare, dichiararsi, parlare pubblicamente utilizzando il termine grassə è un atto fortemente rivoluzionario, e ci può accompagnare al momento in cui quella parola perde di tutto il potere negativo, di tutto il potere offensivo che le è stato dato.
Per questo la rivendichiamo. 

I complimenti sulla perdita di peso

Perché è sbagliato complimentarsi con chi perde peso? Al di là delle nostre intenzioni, che messaggio stiamo trasmettendo?

Vorrei partire da un concetto base: sarebbe molto bello se smettessimo in assoluto di parlare dei corpi delle altre persone.
Questo per più motivi. Nel caso del dimagrimento, ne vediamo due molto evidenti.

Il primo riguarda il caso singolo personale: quando ci complimentiamo per la perdita di peso di una persona, noi non possiamo conoscere le motivazioni che l’hanno portata a quella perdita e possono essere molto negative e dolorose. Diamo per scontato che sia una cosa bella, quando in realtà non abbiamo modo di saperlo, e magari stiamo creando una sofferenza all’altrə, senza neanche volerlo fare o senza rendercene conto. 

Il secondo motivo ha una valenza sociale, ed è molto più importante: quando ci complimentiamo con qualcunə che ha perso del peso, quando ci complimentiamo per un dimagrimento, noi stiamo implicitamente dicendo che la condizione di magrezza è sempre preferibile, che la condizione dell’essere magrə è sempre la cosa migliore, ciò a cui bisognerebbe ambire. Questo è un messaggio molto sbagliato, perché dice che tutti gli altri corpi che non sono magri non sono altrettanto belli, preferibili, e non sono ciò a cui dovremmo mirare, non sono il nostro obiettivo.

Ci sono molte alternative per dire a una persona che la vediamo bene: possiamo dire a una persona che la vediamo radiosa, che la vediamo felice, che la vediamo “alla grande”, e nulla di tutto ciò ha a che fare con il suo corpo.

Fat Acceptance e “salute”

Del movimento della Body Positivity/Fat Acceptance a volte si dice che “promuove abitudini non salutari”. Dovremmo smetterla di parlare di salute? Qual è la vera battaglia?

I movimenti Body Positivity e Fat Acceptance nascono per dire una cosa molto semplice: ogni corpo è valido e ogni corpo merita rispetto. Non si è mai parlato di salute.

La salute è un argomento che viene usato per screditare questi movimenti, un argomento che viene usato per screditare le attiviste, gli attivisti, lə attivistə che portano avanti dei messaggi di inclusività e di accettazione di ogni diversità corporea. La salute non fa parte di tutto questo, non è affar nostro, mai. E non dovrebbe essere utilizzata come argomento.

Quando parliamo di liberazione dei corpi intendiamo proprio questo: dobbiamo liberare i corpi, non dobbiamo curare i corpi. 

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